Donazione Luigi Ratini
Luigi Ratini, tra i più interessanti artisti trentini vissuti a cavallo dei secoli XIX-XX, visse in prima persona i densi anni delle avanguardie artistiche, rimanendo comunque fedele ad un suo ideale estetico e formale. L’artista nacque nel 1880 a Trento, l’8 maggio, dove frequentò la Scuola civica (1891-1893), poi l’Istituto industriale (il medesimo iter formativo di Stefano Zuech e Carlo Fait). Trascorse i successivi anni di formazione tra Monaco di Baviera e Vienna. Nella città tedesca, dove si fermò nel 1899-1901, ebbe modo di conoscere i professori Giovanni Herterich e Carlo Marr, poi seguì un breve soggiorno a Vienna nel 1901-1902, dove si iscrive all’Accademia di Belle Arti. Dopo un soggiorno romano (1904-1905, Accademia Nazionale), nel 1907 Ratini torna in patria e apre un piccolo studio in via delle Orne (oggi via Oss Mazzurana), dove si fa presto apprezzare come abile ritrattista. Per arrotondare, presto Ratini seguì anche la via dell’insegnamento, sia nelle scuole di Trento, sia presso la Scuole Reale di Rovereto (1913-1915). Allo scoppio della Guerra, riparò in Boemia con la famiglia, ove rimase anche se arruolato, indisponibile per precarie condizioni fisiche. Tornato in Italia, riprese l’insegnamento fino al 1921, quando decise di dedicarsi totalmente alla pittura e di lanciarsi in progetti di illustrazione di testi e poemi epici: l’Iliade (1921-1922, editore Richardon di Parigi, 48 tavole realizzate su 144), Metamorfosi di Ovidio (1922, 18 tavole), il Racconto della Bibbia per ragazzi (1923-1924, Mondadori, 34 tavole), infine l’Eneide. Già dal 1930 circa però le sue condizioni peggiorarono, prima a causa della tubercolosi, poi un grave peggioramento della vista. L’artista morì l’1 dicembre 1934 a Trento.
La serie “Eneide”
Nel 1925 Luigi Ratini si dedicò ad un nuovo progetto illustrativo, riguardante l’Eneide di Virgilio, celebre poema epico del I secolo a. C. che narra le peripezie del giovane troiano Enea, dalla fuga da Ilio all’arrivo nel Latium, fino al duello con re Turno. Inizialmente l’idea comprendeva la realizzazione di 79 tavole, di cui però riuscì a portarne a termine solamente 29. Le tavole possedute l’Accademia compongono una serie completa, dono dall’autore negli anni 1930, 1933 e 1937 in seguito alla sua nomina a Socio (vedasi appunti sulle copertine dei libri II, III e IV). Le ventinove illustrazioni sono divise in quattro sezioni e sono il risultato dell’elaborazione calcografica dello stampatore Luigi Cavadini, veronese, elaborazione dei disegni di Luigi Ratini. Scorrendo le opere, si nota che nel corso dell’elaborazione grafica l’artista abbia mutato stile: nonostante i disegni originali siano andati perduti (se ne conservano, fortunatamente, le preziose matrici in rame, oggi presso il Museo Provinciale d’Arte di Trento), è chiaro come da un primo approccio a carboncino (in particolare per le copertine e le opere AGIATI_0365-0372), presto Ratini abbia preferito progettare le illustrazioni con sciolti e più veloci acquerelli (AGIATI_0373-0393, copertine escluse). Molto note, le opere “latine” di Ratini hanno ricevuto una ristampa in formato maggiorato nel 1980, in occasione della mostra curata da Michelangelo Lupo per il centenario dalla nascita dell’artista.